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Anno XXIX • Fascicolo 171 • Ottobre 2014

5
Editoriale
6
La “Palazzina Molin” di Borgo Santa Croce
Andrea Calore
12
Corcos. I sogni della Belle époque
Silvia Gullì
16
Palazzo Tondello: un’antica dimora nella terra dei Da Carrara
Nicola Badan e Daniela Omenetto
23
Filippo Mocenigo da Nicosia ai Colli Euganei
Vincenzo Vozza
28
Onofrio Gabrieli a Padova
Ranieri Melardi
34
Una disposizione “orchestrale” del secolo XIX nella Basilica del Santo
Alberto Fanton
39
La “Premiata fabbrica di birra Maura”
Gian Luigi Burlini
44
Due tele di Pietro Brombin al Leon Bianco
Paolo Franceschetti
47
Rubriche
53
Ricordando Bino Rebellato
Carlo Manfio
55
Ricordo di Guglielmo Monti
Enzo Siviero

 

Editoriale
Nell’editoriale del penultimo fascicolo, dedicato in parte alla mostra di Renzo Piano, abbiamo ricordato il contributo della fondazione ‘Barbara Cappochin’ alla promozione della cultura per la ricaduta in sede locale delle sue iniziative nel campo dell’architettura. In questo numero ci piace menzionare un’altra istituzione privata, la fondazione Bano. Ce ne dà l’occasione l’apertura della mostra dedicata a “Corcos. I sogni della Belle Époque” nelle sale di Palazzo Zabarella, a cui si richiama nell’interno l’articolo di Silvia Gullì.
Palazzo Zabarella, all’incrocio della via omonima con via S. Francesco, è uno degli edifici padovani più ricchi di storia. Lo contraddistingue la torre medievale, rimasta con poche altre a ricordare un’ età di lotte, ma anche di floridezza e di splendore.
I rimaneggiamenti successivi gli conferirono un aspetto più rinascimentale che conserva tuttora, nonostante l’interno presenti soluzioni neoclassiche realizzate nell’Ottocento e completate nel Novecento con la creazione dell’ ampio emiciclo, in origine a due piani, che si affaccia sull’atrio colonnato e sullo scalone, in una successione spaziale di solenne e raffinata classicità. Dismessa la destinazione novecentesca a sede di una banca, nel primo dopoguerra, di un circolo privato (il Casino Pedrocchi) nel secondo dopoguerra, e di altre attività commerciali, venne acquistato verso la metà degli anni Ottanta dall’imprenditore padovano Federico Bano con l’obiettivo di trasformarlo in un centro culturale polivalente, sull’esempio di altre istituzioni che in quegli anni si andavano affermando anche in Italia. Al momento dell’acquisto il Palazzo, alquanto fatiscente, sembrava aver quasi perso ogni traccia della sua memoria storica. Nulla restava di quel prestigioso ciclo di affreschi cinquecenteschi di Gualtieri e del Campagnola che raffiguravano i padovani illustri con “le più belle historie dei tempi antichi di Padova” (il pensiero corre all’attuale Sala dei Giganti), che attirava visitatori anche stranieri: la famosa “Aula Zabarella”. La struttura del complesso si era tuttavia conservata, tanto da sembrare pienamente adatta ad ospitare un sistema multifunzionale dedicato all’arte e alla cultura.
Dopo quasi dieci anni di scavi archeologici (con recuperi risalenti all’epoca romana) e di accurati restauri, grazie all’opera dell’omonima Fondazione, il palazzo fu riaperto alla città per diventare uno spazio espositivo destinato ad eventi culturali e a mostre di respiro internazionale, capaci di richiamare nuovamente un pubblico colto, attratto non più dagli affreschi dell’Aula Zabarella, ma da mostre antologiche di famosi pittori del passato.
L’ininterrotto succedersi di queste iniziative dal 1997 ad oggi, sostenute anche dalla collaborazione di enti pubblici e di altre istituzioni d’arte e cultura, è una conferma della validità del progetto, che oltre a valorizzare il nostro territorio e la sua storia, riesce ad offrire nuove opportunità di lavoro e nuove possibilità di formazione per i giovani.
g.r.


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In occasione dei trent’anni di attività Padova e il suo Territorio, con la collaborazione dell’Università Popolare di Padova, mette a libera disposizione dei lettori l’archivio della Rivista fino alla penultima annata.

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