Anno XXVI • Fascicolo 149 • febbraio 2011
5
Editoriale
6
Il Parco Regionale dei Colli Euganei: urge il recupero delle sue funzioni
Oddone Longo
9
Nota su Michele Primon frescante padovano del secondo Seicento
Vincenzo Mancini
12
Andrea Memmo e la “piramidazione” dell’Isola Memmia
Elio Franzin
17
Nuovi contributi sugli affreschi della Cappella Bovi a San Michele
Chiara Duò
23
“Antichi” e “Moderni” nella biblioteca del Seminario Vescovile di Padova
Riccardo Battocchio – Cristina Fazzini
27
Cenni storici sull’Istituto Tecnico “G.B. Belzoni” di Padova
Marilena Xausa Battaglin
31
Una triste visita di Giovanni Comisso a Piove di Sacco
Luca Piva
33
Il restauro al Santo della “Madonna Mora”
Maria Beatrice Autizi
35
Brombin, l’architetto che sogna di cambiare il mondo
Barbara Codogno
37
Osservatorio
38
Rubriche
50
I lettori ci scrivono
52
Associazioni
53
Consegna del Sigillo della Città di Padova – 2010
54
Indice dell’annata 2010
Editoriale
Colli senza pace
Abbiamo posto in copertina di questo fascicolo una veduta del monastero camaldolese del Rua immerso nel verde delle colline. L’abbiamo scelta tra le tante immagini che esaltano le bellezze dei Colli per evidenziare la felice simbiosi tra l’antico luogo di preghiera e di pace e la rigogliosa natura circostante; ma anche, all’opposto, per sottolineare allusivamente come appaia stridente il contrasto provocato dall’introduzione in un habitat naturale di insediamenti industriali che, oltre a compromettere i valori paesaggistici, finiscono col minacciare la vita stessa delle persone, come si denuncia nell’articolo di apertura.
Non si vuole qui sostenere l’idea dei Colli come un’intoccabile isola di verde dalle caratteristiche alture che si elevano sulla piatta pianura, quasi un locus amoenus per il rifugio di monaci e poeti. Gli Euganei sono anche una risorsa economica che la millenaria presenza dell’uomo ha saputo mettere a frutto con le attività più diverse: dall’agricoltura al bosco, dalle cave alle terme. Ma lo ha sempre fatto rispettando l’ambiente circostante, senza provocare guasti rilevanti e pericolosi squilibri. Purtroppo la situazione mutò a partire dalla metà del secolo scorso, quando per effetto della corsa al benessere l’edilizia e l’industria estrattiva cominciarono a infliggere danni gravissimi al paesaggio, alla morfologia e alla salubrità stessa dei luoghi.
Non mancarono gli interventi pubblici, anche se tardivi, a partire dalla legge speciale sulle cave, che risale giusto a quarant’anni fa. Da allora l’interesse per la difesa dei Colli, anche per l’impulso e le iniziative di quei comitati che già si erano battuti contro le escavazioni, si è sempre più accentuato portando, alla fine degli anni ottanta, all’istituzione di un “Parco colli” per la salvaguardia e la valorizzazione dell’area collinare e delle zone limitrofe, a cui fece seguito la stesura di un “Piano ambientale” che indicasse le strategie da adottare.
Il progetto di questo piano, presentato nel 1993 dall’équipe torinese dell’arch. Roberto Gambino, è stato illustrato dallo stesso curatore nella nostra rivista (n. 50, agosto 1994), affiancato da alcune significative riflessioni dell’arch. Sergio Lironi: rinviamo ai loro articoli, ricordando che quel fascicolo, come anche il successivo n. 52, del dicembre 1994, sono interamente dedicati a contributi sui Colli.
Il richiamo a “Padova e il suo territorio” ci offre lo spunto per sottolineare come la rivista abbia sempre dimostrato particolare attenzione per questo tema, stimolando il dibattito e invitando ad un confronto sereno e costruttivo. È quanto torniamo a ribadire, sollecitati dagli episodi di cui si dà notizia all’interno, e lo facciamo riproponendo le stesse raccomandazioni apparse nell’editoriale dell’aprile del 1990 (fascicolo n. 25 della rivista), che ci sembravano opportune quando il Parco Colli stava a fatica decollando, ma che lo sono ancor di più oggi, di fronte a tante inadempienze e a tanti comportamenti contraddittori.
“È relativamente facile – vi si legge – l’istituzione di un parco dove la natura domina sovrana, ed è invece infinitamente più complessa in un territorio non solo densamente abitato, ma anche in pieno sviluppo e anche in piena trasformazione economica. Ma è proprio in questi casi che l’intelligenza, la competenza, la fantasia, il senso di responsabilità degli operatori deve essere sollecitata […] È qui che bisogna trovare la formula, l’equilibrio giusto, per far conviver uomo e natura, storia ed economia, arte e industria della salute” .
Auspichiamo che questi rinnovati richiami sappiano indirizzare a scelte più coraggiose.
Giorgio Ronconi
Padova-e-il-suo-territorio_149 (pdf)