Anno XXVII • Fascicolo 157 • giugno 2012
5
Editoriale
6
Giovanni Brunacci storiografo del monachesimo padovano
Giannino Carraro
11
La Fondazione Cassa di Risparmio celebra vent’anni di vita
Alessia Vedova e Sergio Campagnolo
14
Nota sul Palazzo del Gallo e sullo Storione
Paolo Franceschetti
19
Ospiti al Museo
Davide Banzato
23
Per Guido Petter
Franca Tessari
29
Giacomo Manzoni, pittore padovano tra Otto e Novecento
Gianni Degan
35
Allegri: glorioso “aeroportino” di periferia
Angelo Augello
38
Riccardo Demel, un artista polacco a Padova
Laura Sesler
41
Rubriche
Editoriale
Un giorno o l’altro si dovrà fare un censimento di quante “bellezze” padovane siano state lasciate andare, distrutte o abbandonate, nella nostra città, tanto ricca di emergenze architettoniche, anche contemporanee, quanto scialacquatrice di questo patrimonio. Abbiamo scelto sette “stazioni”, cominciando dal cavalcaferrovia della stazione, in co’ del quale resiste ancora un esempio da manuale di architettura liberty, l’hotel Abritto, da tempo abbandonato ma ancora passibile di restauro e di ripresa a una vita futura. Proseguendo per Corso del Popolo verso il centro, è ormai, sul lato sinistro, un mero ricordo l’esistenza, all’incontro con via Tommaseo, di una grande villa suburbana, rasa al suolo per far posto fra l’altro ad una tetra sala polivalente, spoglia di qualsiasi qualità artistica. Seriamente, per non dire irrimediabilmente compromessa la linea di piazza Eremitani, fra Giotto e Mantegna, da quando (anni ’60) il Comune procedette abusivamente all’abbattimento del vecchio “distretto militare”, decorosa costruzione ottocentesca che ricalcava esattamente lo spazio dell’edificio conventuale, scoprendo il fianco sinistro degli Eremitani e distruggendone
così il sagrato. Ancora su quella piazza, all’incrocio con via Eremitani, è rimasto vuoto e inutilizzato il palazzo cinqueseicentesco che alloggiò a lungo la Cassa di Risparmio, e che offre oggi spazi sufficienti ad alloggiare, per esempio, il famigerato auditorium in cerca di una sede. Dell’Albergo Storione abbiamo già trattato in questa rivista; non si può invece tacere dell’abbandono dell’Antonianum, monumento dei Padri Gesuiti e luogo di formazione della borghesia cittadina, per trasformarlo
in un residence di lusso; di questo monumento si dovrà un giorno scrivere la storia. Ma inoltriamoci anche fuori le mura: spicca qui, su corso Australia, la mole originalissima dell’ex-Foro Boario, capolavoro di Giuseppe Davanzo, un cui plastico è esposto in permanenza al Museum of Modern Arts di New York: rimasto privo di funzioni per l’evoluzione della contrattazione dei capi bovini, è ora in attesa di una nuova funzione, di cui si occupa l’amministrazione comunale. Una sorte analoga, ma ben più minacciosa, sta toccando all’ex-Seminario minore di Selvazzano: venute meno le vocazioni, e dunque i seminaristi cui era destinato, il capolavoro di Oscar Marchi è minacciato di totale distruzione, nel quadro di un piano speculativo. Sussistono fondate speranze di reperire una nuova destinazione degli edifici oggi in abbandono, per scongiurarne l’abbattimento.
Oddone Longo
Padova-e-il-suo-territorio_157 (pdf)